domenica 1 febbraio 2009

Ai miei venticinque lettori

Devo dire che mi ha fatto non poco piacere vedere quale interesse ha riscosso l'annuncio del mio blog. Dopo due giorni di vita, può contare già su due "lettori fissi" (una media di un lettore al giorno...). Se devo essere sincero, la cosa mi ha meravigliato un po', perché viviamo in un mondo dove di parole se ne dicono fin troppe: siamo letteralmente sommersi da parole di ogni genere. Un nuovo blog? Quanti ce n'è già sulla rete? Cosa potrà dire di nuovo un "Querciolino errante" (prima o poi dirò qualcosa per spiegare ai profani il senso di questo Querculanus che ha deciso di incominciare a parlare "senza peli sulla lingua")? Eppure, pare che ci sia ancora spazio per aggiungere alle infinite parole una parola in piú. Che ci sia bisogno di una parola diversa, una parola libera e franca, che cerchi di dire la verità in questa marea di chiacchiere politically correct? A quanto pare, non solo nella società, ma anche nella Chiesa domina ormai il politically correct: guai a esprimere un'opinione diversa, con l'aggravante che nella Chiesa ti fanno sentire in colpa, perché, se lo fai, non rispetti l'autorità, vieni meno all'obbedienza, e via di questo passo. Devo dire onestamente che non ne posso piú. Non è questa l'idea di Chiesa che ho: la Chiesa è per me il luogo dove liberamente possiamo dirci le cose in faccia. Che il Papa e i Vescovi siano i successori degli Apostoli, nessuno lo mette in dubbio. Che il loro insegnamento, in materia di fede e di morale, anche quando non espresso ex cathedra, sia normativo per noi, nessuno ha mai pensato di metterlo in discussione. Ma quando si tratta di questioni di politica ecclesiastica, beh, allora siamo nel campo dell'opinabile, nel quale ciascuno può dire liberamente la sua. Unico limite: il rispetto reciproco. Ciò che mi ha deciso a espormi è stato quanto scrive il Codice di diritto canonico: "In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, [i fedeli] hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salvo restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona" (can. 212 §3; sottolineatura mia). Parole sante! Lasciamo perdere la scienza, la competenza e il prestigio di cui godo (non sono io che posso giudicare in materia); io sento il bisogno di manifestare ai Pastori della Chiesa il mio pensiero; e, visto che per il momento ciò non è permesso (perché dovunque ti rivolgi trovi la censura), incomincio a renderlo noto agli altri fedeli, nella speranza che, prima o poi, raggiunga anche i Pastori, i quali il piú delle volte, senza alcuna loro colpa, vivono lontani dalla realtà e pensano che la realtà sia quella che trovano in televisione o sui giornali. Quanto all'integrità della fede e dei costumi, state tranquilli, non sentirete mai dalla mia bocca una sola parola che possa mettere in discussione i dogmi di fede o l'insegnamento del Magistero.
Qualcuno mi ha chiesto se attiverò i commenti ai miei post. La risposta è "no". Non perché non gradisca di essere messo in discussione: chi ha qualcosa da dire, troverà il mio indirizzo email nel profilo. Ciò che voglio evitare è quel "chiacchiericcio" che dilaga sulla rete e nel mondo della comunicazione in genere. Io dico la mia opinione e un altro dice la sua (magari senza aver riflettuto neppure per un secondo) e cosí tutto finisce nel magma delle opinioni, dove l'unica verità rimane, appunto, il politically correct. Se uno vuole dire qualcosa, faccia almeno lo sforzo di riflettere un minuto e di scrivere, non dico una lettera, ma almeno un messaggio con un minimo di logica e grammaticalmente e sintatticamente corretto.
Ciò detto, buona lettura a tutti e grazie per la vostra attenzione.