martedì 24 febbraio 2009

Le scuse di Olmert

Dunque il Primo Ministro Olmert ha chiesto scusa per il programma blasfemo trasmesso dalla televisione israeliana la settimana scorsa. In apertura della seduta del Consiglio dei ministri, ha affermato: "Provo rammarico per le espressioni contro la religione cristiana manifestate la settimana scorsa in un programma televisivo. Io non desidero che il governo israeliano intraprenda una critica dei diversi programmi televisivi. Ma penso che se in un altro Paese fossero state dette cose analoghe contro la religione ebraica, di certo la comunità ebraica avrebbe reagito con un grido di allarme". Olmert ha assicurato di non avere alcuna intenzione di limitare il diritto di espressione in Israele: "Eppure è certo giustificato pretendere ragionevolezza e responsabilità, anche un po' di autocontrollo, anche nei programmi satirici".

Buon per lui che abbia riconosciuto che in nessun altro paese ci si sarebbe potuti permettere di offendere la religione ebraica. A parte il fatto che non so fino a che punto a buona parte degli ebrei odierni (completamente secolarizzati come la maggioranza dei cristiani) gliene importi nulla della religione ebraica, il problema è un altro. Nessun (vero) cristiano si sognerebbe mai di mettere alla berlina la religione ebraica, perché sarebbe come oltraggiare sé stessi (lo stesso discorso vale anche per loro: non so se il sedicente comico si sia reso conto che stava schernendo due ebrei, Gesú e Maria). Il problema è che a noi non è permesso non dico deridere, ma neanche semplicemente criticare gli ebrei in genere e le politiche dello Stato di Israele in particolare. Se lo facciamo, siamo immediatamente tacciati di antisemitismo e la nuova Inquisizione avvia i suoi processi mediatici per ottenere ritrattazioni, scuse, professioni di fede.

Olmert dice di non voler limitare il diritto di espressione in Israele (unici limiti da tutti condivisi: ragionevolezza, responsabilità, autocontrollo). Perché allora tale diritto può essere limitato in Occidente? Come mai in gran parte dei paesi occidentali ci sono leggi che proibiscono agli storici (si badi, non sto parlando di comici, ma di studiosi) di approfondire e discutere liberamente la Shoà? Come mai se qualcuno si permette di mettere in discussione le politiche criminali di Israele viene subito accusato di odio razziale? Il fatto è che quando si vive nella menzogna, e tutto il potere si fonda esclusivamente sulla forza (politica, economica, militare), si ha paura della verità e si fa del tutto per imbavagliarla. L'unica libertà che rimane è il dileggio della religione.