martedì 17 febbraio 2009

Theologically correct (2)

Il Concilio di Trento aveva affermato senza esitazione: "Se uno dice che nella Messa non si offre a Dio un vero e proprio sacrificio ... sia scomunicato"; "Se uno dice che il sacrificio della Messa è ... una semplice commemorazione del sacrificio della croce e non un sacrificio propiziatorio ... sia scomunicato" (Denzinger-Schönmetzer, 1751 & 1753).

Negli ultimi anni si è diffusa nella Chiesa una nuova moda: quella di chiamare la Messa il "memoriale del sacrificio di Cristo". Il Concilio Vaticano II aveva detto: "Il nostro Salvatore nell'ultima cena, la notte in cui veniva tradito, istituí il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare cosí alla diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale..." (Sacrosanctum Concilium, n. 47). Una formulazione pressoché perfetta: c'è tutta la teologia dell'Eucaristia. Non so se avete notato: qui si parla prima di "sacrificio eucaristico" senza attenuazioni, e
poi si parla anche di memoriale, ma di "memoriale della morte e risurrezione", che è cosa ben diversa dal dire che l'Eucaristia è "memoriale del sacrificio di Cristo". Il Vaticano II afferma che il sacrificio eucaristico perpetua nei secoli il sacrificio della croce, affermazione teologicamente ineccepibile, che in nessun modo attenua la natura sacrificale della Messa, cosa che invece avviene dicendo che essa è il "memoriale del sacrificio di Cristo". Al massimo, si potrebbe dire (ma personalmente preferirei evitarlo per non creare confusione) che l'Eucaristia è "memoriale del sacrificio della croce", ma non si può dire che essa è "memoriale del sacrifico di Cristo", semplicemente perché essa è il "sacrificio di Cristo".

L'espressione "memoriale del sacrificio di Cristo" la si trova nel Messale italiano: si veda la preghiera sulle offerte della Messa in Cœna Domini del giovedí santo (identica a quella della seconda Messa votiva dell'Eucaristia) e nel titolo del primo prefazio dell'Eucaristia. Per molto tempo la cosa non mi aveva preoccupato piú di tanto, perché consideravo tale frase espressione di una certa teologia "italiana" (l'espressione è assente nel Messale latino). Cominciai invece ad allarmarmi quando, nel 1993, fu pubblicato il Catechismo della Chiesa Cattolica. Nell'edizione italiana troviamo l'espressione nei §§ 1357, 1358, 1382 e nel titolo della sezione che va dal § 1362 al § 1372. Mi decisi allora a scrivere al Card. Ratzinger, all'epoca Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non ho mai ricevuto risposta; ma ho notato con piacere che nell'edizione latina ("tipica") del Catechismo (pubblicata nel 1997) è stata usata, eccetto che in un caso (al § 1357), un'espressione molto piú accettabile: "memoriale sacrificale". Non so e non mi importa se gli estensori del testo latino abbiano tenuto conto delle mie osservazioni; quel che conta è che si sia fatto uso di un'espressione, in questo caso sí, teologicamente corretta. Purtroppo l'edizione italiana del Catechismo continua a definire l'Eucaristia "memoriale del sacrificio di Cristo". Quella inglese traduce letteralmente con "sacrificial memorial". Il Messale inglese, invece, usa un'espressione che, a mio parere, è ancora migliore di quella usata nell'edizione tipica del Catechismo: "memorial sacrifice".