martedì 10 febbraio 2009

Theologically correct

Voi pensavate che esistesse solo il politically correct; e invece esiste anche il theologically correct! Ne volete un esempio? Una volta eravamo soliti dire: "vecchio" e "nuovo testamento" (tanto per fare una citazione dotta, ricordate Dante? "Avete il novo e 'l vecchio testamento, e 'l pastor della Chiesa che vi guida; questo vi basti a vostro salvamento"). Poi ci fecero notare che "vecchio" era un tantino irriguardoso; e cosí lo sostituimmo con "antico" (per quanto i due aggettivi non mi sembrino del tutto intercambiabili). Poi ci dissero che non andava bene usare la parola "testamento": quegli sprovveduti dei Settanta, che a quanto pare non conoscevano bene né l'ebraico né il greco, quando tradussero la Bibbia dall'ebraico in greco, resero il termine berith (che significa "alleanza") con diatheke (che significa "disposizione", "testamento", "accordo", "patto"); quando poi dal greco si passò al latino, fra i vari significati della parola diatheke, fu scelto, guarda un po', proprio quello sbagliato, "testamento" appunto. E quindi: torniamo al concetto originario di "alleanza" e reinterpretiamo tutto alla luce di questa categoria! Salvo poi dover precisare che, nel caso dell'alleanza fra Dio e l'uomo, si tratta di un'alleanza un po' sui generis, dove l'iniziativa è solo di Dio, i contraenti non sono alla pari, e via discorrendo; oggi diremmo: si tratta di una disposizione "unilaterale" (un "testamento" per l'appunto). Per non parlare poi dell'imbarazzo che si incontra nell'interpretare passaggi-chiave del Nuovo Testamento, dove si gioca sul termine diatheke inteso proprio nel senso di "testamento": si vedano la lettera ai Galati (3:15-18) e quella agli Ebrei (9:16-17).
Ebbene, ora non si può piú parlare neppure di "antica alleanza": adesso bisogna dire "prima alleanza". Si tratta di un'espressione sempre piú comune fra gli addetti ai lavori. Ormai la troviamo anche negli interventi del supremo magistero della Chiesa. La incontriamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 522) e, tanto per fare un esempio ripreso dall'attualità, la ritroviamo nella dichiarazione del Papa al termine dell'udienza generale del 28 gennaio scorso (ripresa dalla nota della Segreteria di Stato del 4 febbraio successivo): "Rinnovo con affetto l’espressione della mia piena e indiscutibile solidarietà con i nostri Fratelli destinatari della Prima Alleanza" (se ne veda il testo completo nel sito della Santa Sede).
Sia ben chiaro, si tratta di un'espressione ineccepibile sia dal punto di vista storico, che da un punto di vista biblico. Storicamente, essa descrive l'ordine cronologico in cui le due alleanze si sono manifestate: prima, quella con il popolo di Israele attraverso Mosè; poi, quella con l'umanità intera attraverso Gesú Cristo (sebbene si potrebbe discutere che l'alleanza con Mosè sia la prima in senso assoluto: a parte l'alleanza con Abramo, si dimentica che ancor prima ci fu quella con Noè). Biblicamente, l'espressione è ben fondata: la troviamo, cosí com'è, nella lettera agli Ebrei (9:15). Si noti, tra parentesi, che nelle traduzioni moderne la incontriamo piú volte in quel contesto, sebbene nel testo originale non ci sia il termine diatheke. Per esempio, nella nuova traduzione italiana della CEI essa è usata in 8:7, 9:1 (dove addirittura si potrebbe supporre che l'autore della lettera non stesse pensando alla "prima alleanza", ma alla "prima tenda") e 9:18.
Se storicamente e biblicamente "prima alleanza" è un'espressione piú che legittima, direte: dov'è il problema? Il problema c'è, eccome. Capisco che si voglia evitare qualsiasi motivo di contrasto con gli Ebrei; ma non ci si accorge che qualche volta si rischia in tal modo di snaturare la nostra fede? Dicendo che quella con Israele fu la "prima alleanza", si suppone che quella con tutti gli uomini sia semplicemente la "seconda", con tutto ciò che questo (teo)logicamente comporta: si tratterebbe di due alleanze sullo stesso piano, perfettamente intercambiabili (ciascuno scelga quella che piú gli aggrada); gli Ebrei possono salvarsi seguendo la "prima alleanza", senza alcun bisogno di accettare Cristo. Per non dire che qualcuno potrebbe vedere nel "prima", oltre che una priorità cronologica, anche una superiorità ontologica.
Ma la cosa piú preoccupante è che non ci si renda conto che, volendo rimpiazzare "antica alleanza" con "prima alleanza", si tradisce proprio ciò che la stessa lettera agli Ebrei afferma con estrema chiarezza: "Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antiquata (si noti che la nuova traduzine CEI ha sostituito l'aggettivo "antiquata" con "antica") la prima; e ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire" (8:13). Non si vuol capire che la nuova alleanza ha rimpiazzato l'antica, Cristo ha preso il posto di Mosè, il nuovo popolo di Dio (la Chiesa) ha sostituito Israele. Ma questo oggi non si può piú dire: c'è il rischio di essere tacciati di antisemitismo. State attenti, perché se continuerete a parlare di "antica alleanza" (tanto piú di "vecchio testamento") rischiate di essere accusati di odio razziale e di vedervi accomunati a quel negazionista di Williamson.