sabato 4 aprile 2009

"Benedetto colui che viene nel nome del Signore"

Oggi ho ricevuto questa lettera di benvenuto a Benedetto XVI da parte di P. Musallam. Ho voluto tradurla immediatamente, perché mi sembra il modo migliore per prepararci alla celebrazione di domani, l'ingresso del Signore a Gerusalemme.


"SENTO COMPASSIONE PER LORO" (Mc 6:34)


In Sua Santità Papa Benedetto XVI esiste una corrispondenza fra il nome e la vita: "BENEDICTUS = BENEDETTO". Egli si sta incamminando a passi sicuri verso la Terra Santa della Palestina e le sue "pietre vive", che hanno edificato qui la Chiesa di Cristo. È un pellegrino cristiano, che segue le orme di Cristo. Ogni valle sarà colmata, ogni monte e colle saranno abbassati; il terreno accidentato si trasformerà in piano, e quello scosceso in pianura (Is 40:4-5). Noi cristiani lo accogliamo. Gli apriamo i cuori, perché possa camminare sulla "via diritta". Abbiamo abbassato i nostri monti e colli di fronte a lui. Abbiamo riempito di fiori le nostre valli. Il nostro terreno accidentato è diventato piano. Tutto questo per dire: "Benedetto il BENEDETTO che viene nel nome del Signore". Egli è il nostro padre, il nostro garante, ed è anche la nostra dimora spirituale, dal momento che noi tutti viviamo e abitiamo nel suo cuore. La nostra chiesa di Gaza — la chiesa della Santa Famiglia — gli conferisce il titolo di "cittadino cristiano palestinese onorario" di Gaza.

Saliremo a Gerusalemme e a Betlemme per incontrarlo. Tuttavia... Speravamo che Sua Santità avrebbe scelto un momento in cui Gerusalemme, i suoi luoghi santi e il suo popolo non fossero sotto questa orribile occupazione. Noi, il popolo della Palestina, cristiani e musulmani, non accettiamo che Vostra Santità debba passare attraverso la piccola porta del muro dell'apartheid, che circonda la "Città della Pace", o che debba uscire dalla porta opposta circondato dalle armi israeliane per raggiungere la "Città della Natività". Non volevamo che i Suoi occhi vedessero la Chiesa di Gerusalemme distrutta dalla guerra, o il popolo palestinese crocifisso sul Golgota di Gerusalemme. Volevamo che Ella guardasse il glorioso Sepolcro dove Cristo Redentore è risorto. Non volevamo che il Suo cuore udisse il lamento di un popolo palestinese schiacciato dall'occupazione a Gerusalemme, o che sentisse un terremoto sionista scuotere le mura dei nostri luoghi santi. Avremmo piuttosto desiderato che Ella sentisse la gioia di un altro terremoto, quello che annuncia la risurrezione di Cristo nel cuore dei cristiani palestinesi. Noi, cristiani palestinesi, figli dei testimoni della risurrezione, La assicuriamo che "Cristo è risorto e anche il nostro popolo risorgerà".

Se Vostra Santità non potrà vederci nella nostra chiesa, radunati intorno al nostro amato e venerato Patriarca Fouad Twal a Gerusalemme, beh è una situazione che rifiutiamo. Non possiamo accettare che le porte di Gerusalemme rimangano chiuse di fronte a noi, per poi essere mandati a Betlemme per incontrarLa. Tutti i palestinesi sono nati a Gerusalemme e nessuno può cambiare il nostro certificato di nascita. Non accetteremo di incontrarLa in alcun altro luogo che nella basilica del Santo Sepolcro, sulla "Via della Croce" e sulla spianata di El Aqsa, accanto al nostro popolo musulmano. Lí Le daremo un "ramoscello d'ulivo", perché Ella possa promettere, a tutti coloro che lo negano o dubitano, che la pace in Medio Oriente verrà quando si porrà fine all'occupazione e si ridarà Gerusalemme alla PACE e la PACE a Gerusalemme.

Abbiamo udito la bella notizia che Vostra Santità donerà le offerte della Messa del Giovedí Santo alla comunità cattolica di Gaza. Santità, Ella è il "pane spezzato" nel Cenacolo per la redenzione del mondo. Ella è l'amministratore fedele e saggio che il padrone ha messo a capo dei suoi servi per distribuire il pane quotidiano che Gesú ci ha ottenuto dal Padre. Ella è il maestro e il messaggero inviato per darci il messaggio della Quaresima: "Non è questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?" (Is 58:6-7).

Siamo stati esposti a un olocausto e siamo sotto occupazione da oltre sessanta anni. Noi di Gaza siamo stati schiacciati da una guerra barbara. In quale altro luogo, oltre a Gaza, si sono realizzate le parole del Salmo? "Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro il mio nome. Di cenere mi nutro come di pane, alla mia bevanda mescolo il pianto"(Sal 101/102:9-10).

Spezzi generosamente il Suo pane con noi. Apra il Suo cuore a noi che siamo mandati in diaspora da Israele e ci dia rifugio e riparo. Ci dia il Suo mantello scarlatto e si cinga con il sacco per coprire la nostra vergogna e la nostra nudità; poi, come il pellicano, ci dia qui su un vassoio il Suo cuore cristiano per nutrirci. Chi al di fuori di Lei può gridare in faccia all'ingiustizia e ai malfattori di Israele e dire, come fece Mosè: "Libera il mio popolo"? Chi al di fuori di Lei può essere al di sopra del potere del veto americano, colpirlo con la Croce e coprirlo di spine, e poi consegnarlo per essere crocifisso? Noi rimaniamo Suoi figli; appesi alla speranza finché la pace di Cristo non arriverà nella terra di Cristo.

E se il mondo teme per la Sua sicurezza da parte del popolo di Gaza, e se Le hanno impedito di pregare con noi, e se L'hanno tenuta lontana dalla via pacifica che Gesú prese quando fuggí in Egitto, La assicuriamo che i nostri cuori in realtà sono pacifici, tranquilli e sicuri in mezzo al nostro popolo musulmano di Gaza. Abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri; siamo, insieme, il popolo della Terra Santa della Palestina. Ci amiamo e rispettiamo a vicenda, e lavoreremo insieme per liberare la nostra terra. Sí, senta compassione per noi, come Gesú, e venga da noi e prenda dimora nei nostri cuori.

Suo figlio in Cristo
Padre Manuel Musallam
Gaza, 1° aprile 2009