sabato 19 settembre 2009

Chiese brutte #2

Ancora una volta il mio ex-alunno David mi ha inviato alcune riflessioni, ispirategli dalla lettura del mio post su Chiese brutte: problema educativo o “politico”. Siccome trovo condivisibile buona parte delle sue considerazioni, penso che sia opportuno pubblicare l’intervento, cosicché anche i lettori possano prenderne visione.


«Caro Padre, ti prego, non pensare che voglia sempre dire la mia sul tuo (interessantissimo) blog, ma la questione delle chiese brutte mi appassiona da parecchio. Credo che il problema abbia radici profonde, al di là della formazione estetica dei parroci e delle diocesi che si rivolgono ad architetti e geometri laicisti. Verrebbe da dire: e dove lo troverai mai un progettista e esecutore di chiese di formazione cristiana? Questo è un fronte su cui la Chiesa cattolica ha abdicato da parecchio tempo... Hai notato che in Europa nessuna delle università cattoliche ha una facoltà di architettura? Né il Sacro Cuore né quelle dell’Opus Dei e degli ordini religiosi, tanto meno le università pontificie! Per non parlare poi del design e della moda: quelli sono campi che il clero guarda ancora con disprezzo, quando non con disgusto, lasciandoli spesso nelle mani di depravati e di laicisti.

C’è da chiedersi come sia possibile che chi ha inventato tutti gli stili architettonici e ispirato tutti i movimenti artistici per quasi quindici secoli possa disinteressarsi tanto alla formazione di architetti, ingegneri e designer... Forse il Signore non ha ammonito che se la Chiesa non predicherà il Vangelo del Regno, “grideranno le pietre”? Forse non erano Lui e il padre putativo costruttori o decoratori di case e di strade? Forse non indossò durante la Passione un magnifico abito “tessuto tutto d’un pezzo” che i soldatacci romani seppero apprezzare subito e che sicuramente era passato per le mani di Maria?

Eppure, le chiese oggi sono il trionfo della decorazione minimalista, del cemento armato, delle forme geometriche piú assurde... Già, assurde... perché l’opposto del Mistero, che sta dietro la Fede, non è la ragione, che anzi della Fede è spesso ancella, ma l’assurdo, la sciocchezza esaltata come verità, l’idiozia spacciata per bellezza. E cosí ci troviamo con chiese a forma di libro, di barca, di... astronave. Mi è capitato di passare per Via Baracca a Firenze e pensare che la sede locale di una banca fosse una chiesa e ne ho riso amaramente perché... tante chiese fra Prato e Firenze mi sembrano banche, biblioteche o fabbriche!

La cosa triste è aver perso quello che gli esperti di marketing chiamano il family style: quei pochi elementi comuni a diversi prodotti che rendono riconoscibile la marca. Pensa alle chiese come prodotto (delle loro epoche) e vedrai che ci sono alcuni elementi caratterizzanti tutte le generazioni: l’altare, il tabernacolo, la navata, il crocifisso, gli altari laterali... Se entro in un edificio dove non trovo il Padrone di Casa ad aspettarmi al centro (il tabernacolo) dove l’occhio cade appena oltrepasso la soglia, né trovo distintamente i segni della sua presenza nella vita della casa (altare, pulpito, ambone...), né riesco a identificare tutto attorno altri elementi distintivi di quella dimora (altari laterali, fonte battesimale, santi...), come posso identificarmi io stesso in quel luogo, nella sua storia, integrarmi nella vita del Padrone di Casa? Perché le merendine per bambini e le automobili tedesche si caratterizzano per un’identità piú marcata della Chiesa? Certo, come marketing siamo sempre stati scarsi: ti immagini una religione dove il Fondatore — che conosce tutto, dall’infinitamente piccolo degli atomi all’estremità delle galassie — sceglie un traditore fra i suoi seguaci piú intimi? E un omuncolo come Pietro come suo successore? Come minimo l’ufficio marketing di un’altra religione (Islam, gli stessi evangelici) avrebbe fatto sapere a tutti che il traditore si era sostituito a un giusto inizialmente scelto dal Capo (nel Corano, Giuda è crocifisso al posto di Gesú!). E che Simon Pietro — lungi dal rinnegare il Maestro e darsela a gambe — era in realtà stato catturato con lui e aveva vinto la morte con Lui. Ma scherziamo? Però, la Chiesa non è così...

Quei grandi capolavori che sono le cattedrali gotiche e le certose sono cresciute nel corso dei secoli, spesso finendo in rovina per la miseria (morale, non materiale) degli uomini che le abitavano. Magari sarà cosí anche stavolta: nel corso delle generazioni le chiese brutte saranno abbellite col dono di statue e dipinti, con migliori decorazioni, con interventi architettonici saggi. Intanto, stanno lí, monumento alla nostra epoca. In attesa che lo spirito le riempia di vita come ossa inaridite. Sí, “vieni Spirito dai quattro venti!” E magari fai aprire un politecnico cattolico...»


Se devo essere sincero, non mi ero mai reso conto che non esiste alcuna facoltà ecclesiastica di architettura. A Roma esistono un Pontificio Istituto di Archeologia sacra e un Pontificio Istituto di Musica sacra, ma non esiste un Istituto di Arte sacra. Non sarebbe il caso di incominciare a pensarci?

Quanto al design e alla moda, beh, devo dire che negli anni Trenta del secolo scorso il barnabita Padre Erminio Rondini fondò a Trani la Congregazione delle Piccole Operaie del Sacro Cuore con lo scopo di cristianizzare l’alta moda femminile. Non so con quali risultati, ma per lo meno va apprezzata l’apertura mentale e la lungimiranza di quel religioso.

Parlando di chiese di ogni forma, David mi ha fatto venire in mente una chiesa costruita dai Barnabiti una decina di anni fa a Brasilia. Che cosa vi ricorda?


Non so come sia l’interno (non ci sono mai stato); ma, se devo essere sincero, non spasimo dalla voglia di vederlo...

Invece vorrei mostrarvi un’altra chiesa, costruita sempre dai Barnabiti, questa volta a Varsavia. È stata inaugurata nel 2003, durante l’anno giubilare che era stato indetto in occasione del 5° centenario della nascita di Sant’Antonio Maria Zaccaria (a cui la chiesa è dedicata).


Beh, direi: tutt’altra musica. Si tratta, sí, di una chiesa moderna, ma che si ispira ai canoni classici. Anche l’interno, vi posso assicurare, è molto bello: una chiesa accogliente, “calda”, che favorisce la preghiera. Ci sono ancora degli interventi da fare (pavimento definitivo, vetrate, confessionali, ecc.), ma già ora si presenta molto bene.

Prima di concludere, mi permetto di esprimere qualche perplessità a proposito della possibilità di abbellimento di certe chiese: in certi casi è possibile; in altri, c'è solo da attendere che il tempo le distrugga (e non credo che ce ne voglia molto...).