venerdì 4 settembre 2009

I mille volti del moralismo

L’altro ieri il Card. Seán P. O’Malley O.F.M.Cap., Arcivescovo di Boston, ha pubblicato sul suo blog (Cardinal Seán’s Blog) un post sul funerale del Senatore Edward Kennedy, che si è svolto sabato 29 agosto nella basilica della Madonna del Perpetuo Soccorso dei Redentoristi a Boston, funerale al quale Sua Eminenza ha assistito (la Messa è stata celebrata dal Rettore del Boston College, il gesuita Padre Donald Monan, e l’omelia è stata pronunciata dal Parroco di Nostra Signora delle Vittorie a Centerville, Don Mark Hession). Alcuni si sono lamentati per la presenza del l'Arcivescovo al funerale, in quanto il Sen. Kennedy non aveva sostenuto durante la sua vita l’insegnamento della Chiesa in materia d’aborto.

Col suo post, il Card. O’Malley intende rispondere alle critiche che gli sono state rivolte. Siccome mi sembra un testo molto importante per una corretta comprensione di che cosa significa essere cattolici, ho creduto opportuno tradurne i passaggi piú significativi.


Visto il profondo influsso della dottrina sociale della Chiesa su numerosi programmi e iniziative politiche del Sen. Kennedy e i milioni di persone che ne hanno beneficiato, la sua mancanza di sostegno ai diritti di chi non è ancora nato appare tragicamente come una occasione persa. Per me e per molti cattolici è stata una grande delusione, perché, se avesse posto il tema della vita al centro del Vangelo sociale a cui appartiene, avrebbe potuto moltiplicare il lavoro immensamente prezioso che ha compiuto.

Le migliaia di persone che hanno fatto ala al passaggio del corteo funebre da Cape Cod a Boston e le folle che sono transitate nella Kennedy Library nei due giorni di esposizione della salma, credo, erano lí per rendere omaggio a queste numerose realizzazioni piuttosto che per sostenere il voto del Senatore sull’aborto.

Le folle erano lí anche per rendere omaggio all’intera famiglia Kennedy. Nello scenario politico nazionale, se Barak Obama ha aperto le porte della presidenza agli Afro-Americani, John Kennedy le ha aperte ai cattolici americani. [...]

Ci sono alcuni che hanno obiettato, in qualche caso rumorosamente, perché la Chiesa ha concesso le esequie ecclesiastiche al Senatore. Nel modo piú fermo dissento da tale posizione. Alla sepoltura del Senatore, sabato sera, col permesso della sua famiglia, siamo venuti a conoscenza dei particolari della sua recente corrispondenza personale con Papa Benedetto XVI. È stato assai commovente sentire il Senatore riconoscere di non essere stato sempre un cattolico fedele, e la sua richiesta di preghiere nel momento in cui sentiva approssimarsi la fine della vita. L’espressione di gratitudine del Santo Padre per la promessa di preghiere, da parte del Senatore, per la Chiesa, l’affidamento del Senatore e della sua famiglia all’intercessione della Madonna, e la sua Benedizione Apostolica, sono una testimonianza del ruolo di Sua Santità come Vicario di Cristo Buon Pastore, che non lascia indietro nessuna delle sue pecore.

Come Arcivescovo di Boston, ho ritenuto opportuno rappresentare la Chiesa a questa liturgia per rispetto al Senatore, alla sua famiglia, a quanti hanno partecipato alla Messa e a tutti coloro che pregavano per il Senatore e la sua famiglia in un cosí difficile momento. Siamo uomini di fede e crediamo in un Dio che ama e perdona, dal quale attendiamo misericordia.

Difendere la dignità della vita è al centro della mia missione di sacerdote e di vescovo. Una delle piú grandi soddisfazioni nel mio ministero finora svolto è stata quella di aver aiutato a rovesciare le leggi sull’aborto in Honduras. La persona che rispose alla mia richiesta di aiuto in quello sforzo fu il Dott. Bernard Nathanson, che era stato un dirigente di primo piano del NARAL e del movimento per il diritto all’aborto. La sua conversione condusse il Dott. Nathanson dalla pratica di procurare aborti a diventare uno dei maggiori esponenti del movimento per la vita.

Helen Alvaré, che è una delle piú eminenti giuriste, ex-direttrice dell’Ufficio episcopale per la vita e a lungo consulente del Comitato della Conferenza episcopale per le attività pro life, ha sempre detto che il movimento per la vita è meglio caratterizzato da ciò per cui è a favore piuttosto che da ciò a cui è contro. Noi siamo per il dono prezioso della vita, e nostro compito è costruire la civiltà dell’amore. Dobbiamo mostrare a quanti non condividono le nostre convinzioni sulla vita che ci interessiamo di loro. Fermeremo la pratica dell’aborto cambiando la legge, e riusciremo a cambiare la legge se cambieremo il cuore degli uomini. Non cambieremo i cuori allontanandoci dagli uomini nel momento del bisogno e quando fanno l’esperienza del dolore e della morte.

Talvolta, anche nella Chiesa, lo zelo può portare alcuni a formulare giudizi severi e ad attribuirci a vicenda le peggiori intenzioni. Questi atteggiamenti recano un danno irreparabile alla comunione della Chiesa. Se una causa è motivata dal giudizio, dalla rabbia o dall’astio, sarà destinata a essere messa da parte e a fallire. Le parole che Gesú ci rivolge sono che ci dobbiamo amare gli uni gli altri come lui ci ama. Gesú ci ama mentre noi siamo ancora nel peccato. Egli ama ciascuno di noi per primo, e ci ama fino alla fine. La nostra capacità di cambiare il cuore degli uomini e aiutarli a cogliere la dignità di ogni e ciascuna vita, dal momento del suo concepimento al momento della sua morte naturale, è direttamente connessa con la nostra capacità di aumentare l’amore e l’unità nella Chiesa, dal momento che la proclamazione della Verità è intralciata quando siamo divisi e combattiamo l’uno contro l’altro.


Mi sembra che il Card. O’Malley colga in pieno il nocciolo della questione: che cosa significa essere cattolici? Ho l’impressione che molti oggi nella Chiesa, al di là e al di qua dell’Atlantico (e forse nel resto del mondo), abbiano dimenticato quale sia la vera natura della Chiesa. Papa Callisto direbbe: la Chiesa è come l’arca di Noè, che contiene in sé animali puri e impuri (= santi e peccatori), e tutti conduce alla salvezza. La Chiesa non è fatta di santi, ma di peccatori; è la casa di tutti; in essa c’è posto per tutti. Il vezzo di dividere gli uomini in buoni e cattivi non è cattolico; il suo vero nome è “manicheismo”.

Alcuni, certo animati dalle migliori intenzioni, non si rendono conto che col loro atteggiamento, stanno trasformando il cristianesimo in una ideologia e la Chiesa in una setta (o in un partito, che è lo stesso). Che la Chiesa abbia una dottrina morale, che le è stata affidata e che essa ha il dovere di custodire e di predicare, è pacifico. Ma ciò non significa che chi non segue perfettamente quella dottrina non fa piú parte della Chiesa; perché, se cosí fosse, non rimarrebbe nessuno; o, se volete, rimarrebbero i farisei, quelli cioè che pretendono di essere giusti, ma sono peggio dei peccatori. I farisei potremmo pure chiamarli “moralisti”: essi trasformano la morale, che è una cosa santa, in un’arma con cui distruggere i propri nemici.

In Italia, ormai abbiamo sufficientemente sperimentato la pericolosità di tale atteggiamento; ma in America non è che le cose vadano meglio. Certo, il moralismo dei cattolici americani non è cosí becero come quello degli italiani; esso è al servizio di una nobile causa (la difesa della vita), ma con ciò non cessa di essere moralismo. Se, in nome della difesa della vita, diventiamo nemici dei nostri fratelli — fratelli che sbagliano, come noi possiamo sbagliare — non siamo piú cristiani; e non stiamo piú difendendo la vita.

Certo, il cattolicesimo americano sta vivendo un gran brutto momento: da una parte i cattolici pro choice (per lo piú democratici), che in tal modo si pongono contro l’insegnamento della Chiesa; dall’altra i cattolici moralisti (per lo piú repubblicani) che, in nome della vita, si sentono piú in comunione con certi evangelicals che non con i loro fratelli cattolici. Ecco, mi pare che il Card. Malley ricordi agli uni e agli altri, con molta semplicità, ma con estrema chiarezza, dove stia l’essenza del cattolicesimo. Faremo bene a rifletterci su anche noi.