domenica 6 settembre 2009

XXIII domenica "per annum"

«Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Lo stupore delle folle — pagane! — della Decàpoli è immenso. Il motivo che provocava tale stupore era il vedere che Gesú faceva udire i sordi e parlare i muti. Era bastato qualche semplice gesto («gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua») e una sola parola («Effatà») per guarire quel sordomuto. Ma chi era costui? Per il momento non erano in grado di dare una risposta a questa domanda; ma, nonostante ciò, non potevano trattenersi dal proclamare a tutti ciò di cui erano stati testimoni. A quanto pare, Gesú fu capace di aprire la bocca del muto, ma non fu capace di chiudere quella delle folle («E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma piú egli lo proibiva, piú essi lo proclamavano»). Anche Gesú aveva i suoi limiti...

Con noi Gesú non incontrerebbe altrettanta difficoltà. Anzi, non c’è neppure bisogno che ci ordini di tenere chiusa la bocca: lo facciamo già di nostra iniziativa. Forse nei nostri confronti Gesú dovrebbe fare piuttosto ciò che fece al sordomuto: aprire i nostri orecchi e sciogliere la nostra lingua. Sí, anche noi siamo, in un certo senso, sordomuti: incapaci di percepire la sua parola e incapaci di annunziarla. È necessario che tocchi col suo Spirito (il suo “dito”, la sua “saliva”) la nostra mente e il nostro cuore, e gridi anche a noi «Effatà», perché ci apriamo all’ascolto della sua parola e non ci vergogniamo di diffonderla intorno a noi.