giovedì 26 febbraio 2009

Deliri di un ottuagenario

Non so se abbiate avuto modo di leggere l'intervista rilasciata l'altro giorno da Hans Küng a Le Monde (e diligentemente divulgata in Italia da La Stampa). Nonostante l'avanzare degli anni, il "piú grande teologo contestatore cattolico vivente" non demorde e continua a pontificare ex cathedra. La cattedra, come al solito, sono i grandi mezzi di comunicazione, sempre pronti a fare da grancassa al suo infallibile magistero.

Dall'intervista traspare chiaramente la stizza del teologo tedesco per non essere lui il Papa, ma il suo coetaneo-concorrente Ratzinger. Dopotutto, era lui l'esperto invitato al Concilio da Giovanni XXIII; Ratzinger era un semplice teologo privato dell'Arcivescono di Colonia! Un altro motivo di astio è dato dal fatto che ai lefebvriani è stata rimessa la scomunica; lui invece non è stato ancora "riabilitato".

Secondo il profeta del progressismo cattolico, la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani "non è stata un difetto di comunicazione o di tattica, ma ha costituito un errore di governo del Vaticano". Il vero problema non è il negazionismo di Mons. Williamson, "il problema fondamentale è l'opposizione al Vaticano II, e in particolare il rifiuto di un rapporto nuovo con l'ebraismo". Sembra di leggere il comunicato della Conferenza episcopale tedesca (vedi il mio primo post del 30 gennaio: che Küng sia il consulente teologico della CET?) Ancora una volta, il valore assoluto è il Vaticano II, ma un Vaticano II completamente ideologizzato: un sostenitore del Concilio dovrebbe essere ecumenico, dovrebbe avere a cuore il problema dell'unità della Chiesa. Ma, a quanto pare, anche l'ecumenismo di Küng è solo un'ideologia. E poi — che volete? — ormai anche l'ecumenismo non è piú di moda; la cosa piú importante del Concilio è il "rapporto nuovo con l'ebraismo". Viene il sospetto che abbiano ragione quanti sostengono che il Vaticano II sia stato voluto dalla massoneria e dagli ebrei.

Papa Ratzinger è un povero idiota, che vive fuori del mondo: "Ha viaggiato poco. È rimasto chiuso in Vaticano, che è come il Cremlino di una volta"; per cui "non è stato in grado di misurare l'impatto di una tale decisione nel mondo". Di quale mondo sta parlando? Del mondo virtuale dei mezzi di comunicazione (controllati sappiamo bene da chi), nel quale lui si trova tanto a suo agio? In Vaticano "non c'è nessun elemento democratico, nessuna correzione. Il papa è stato eletto dai conservatori, e oggi è lui che nomina conservatori". Che il Vaticano fosse un luogo insidioso per la salvezza dell'anima lo sapevamo da tempo (e per questo, pur essendo nati e cresciuti all'ombra del cupolone, preferiamo starne a distanza), ma mi chiedo: che democrazia c'è nel mondo di Küng, dove tutto è controllato da poteri oscuri che usano la democrazia unicamente per coprire le loro malefatte?

Benedetto XVI "è fedele al Concilio alla sua maniera. Insiste sempre, come Giovanni Paolo II, sulla continuità con la tradizione". E chiamala la "sua maniera"! Non dovrebbe essere la maniera cattolica di interpretare non solo un concilio, ma qualunque atto ecclesiale? Ma, a quanto pare, il Concilio di Küng non è quello contenuto nei documenti ufficiali, bensí quello contenuto nella sua mente (e probabilmente di molti altri che parteciparono al Concilio). Secondo lui "il Vaticano II ha provocato una rottura, per esempio, sul riconoscimento della libertà religiosa". Non si accorge di dar ragione cosí ai lefebvriani? "Benedetto XVI ha una posizione ambigua sui testi del Concilio, poiché non è mai stato a suo agio con la modernità e la riforma". Ma che dice? Se c'è un appunto che si può fare all'attuale Pontefice da parte tradizionalista è proprio la sua insistenza sulla libertà religiosa (ha letto Küng il discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005?) e sulla modernità (nel suo dialogo con l'Islam, sembra talvolta che gli stiano piú a cuore i valori dell'illuminismo che non quelli del Vangelo). Quanto poi alla "riforma", che significa? Papa Ratzinger sta cercando di fare una "riforma della riforma": perché la prima riforma (quella del Concilio) era legittima e questa (quella di Benedetto XVI) non lo dovrebbe essere? Chi giudica sulla bontà delle riforme?

Peccato mortale: il Papa, in occasione del 50° anniversario del Concilio, non ha "fatto l'elogio del suo predecessore" [= Giovanni XXIII], ma ha "scelto di revocare la scomunica di persone in opposizione a quel Concilio". Meraviglia che tali "progressisti" siano cosí rivolti a commemorare il passato. Abbiamo appena terminato la commemorazione dei 40 anni dalla chiusura del Concilio; ora dobbiamo ricominciare da capo? Prima il 50° dell'elezione di Papa Roncalli (ed è stato fatto); ora il 50° dell'annuncio del Concilio; poi ci sarà da celebrare il 50° dell'inizio del Concilio; e poi, di nuovo, il 50° della fine del Concilio. Basta! Non se ne può piú.

Papa Ratzinger difende l'idea del "piccolo gregge" (che, essendo espressione evangelica, non significa "chiesa di élite"). Lo sapevamo, lo ha sempre pubblicamente dichiarato. Ma a me risulta che questa idea non era l'idea degli "integralisti" (che hanno sempre difeso una chiesa di potere), ma esattamente il contrario, l'idea dei "progressisti" (che dicevano di rifarsi al Vangelo). "È un'illusione pensare che si possa continuare cosí, senza preti, senza vocazioni". Oibò, che succede? È la prima volta che sento un nume conciliare lamentarsi della crisi delle vocazioni! Significa proprio che il povero Hans sta invecchiando. Ma come? Dopo aver fatto di tutto per declericalizzare la Chiesa e promuovere il laicato, ora si lamenta che non ci sono piú preti? E perché mai un giovane dovrebbe farsi prete, dopo tutto quel che è stato fatto per spogliarlo della sua importanza?

Ma il bello deve ancora venire. "La Chiesa rischia di diventare una setta". Ma non si accorge che, proprio grazie a gente come lui, la Chiesa è già diventata una setta? Quando si afferma che le religioni si equivalgono, costituendo ciascuna una via di salvezza, non si nega la cattolicità della Chiesa e non se ne fa in tal modo una setta? La Chiesa postconciliare, fatta di qualche (vecchio) prete e di tanti "operatori pastorali" (ministri straordinari dell'Eucaristia, lettori, catechisti, presidenti di consigli pastorali e comitati vari), rinchiusa nelle sagrestie senza alcun contatto col mondo esterno, non è forse una setta?

Che cosa dovrebbe fare Benedetto XVI? "Innanzitutto occorrerebbe che riconoscesse che la Chiesa cattolica sta attraversando una crisi profonda". Come se non lo avesse già fatto. Ci si potrebbe chiedere semmai: di chi è la colpa di questa crisi? Ma sentite quanto segue, perché, alla fine dell'intervista, viene fuori ciò che stava e continua a stare a cuore a certi teologi conciliari: l'ammissione dei divorziati alla comunione, la correzione dell'Humanæ vitæ (per dire che "in certi casi la pillola è possibile"), l'abolizione del celibato dei preti, un nuovo modo di elezione dei vescovi. Chissà come mai s'è scordato del sacerdozio alle donne! Ecco le grandi preoccupazioni degli esperti conciliari; ecco i veri motivi per cui è stato fatto il Vaticano II! E noi che pensavamo che la Chiesa avesse bisogno di un rinnovamento spirituale!

Visto che Küng & C. non sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi col Vaticano II, continuano a sperare nel Vaticano III. Ma non ri rendono conto (loro che vivono nel loro mondo virtuale) che, se davvero si facesse un nuovo concilio oggi, probabilmente avrebbero delle brutte sorprese...