venerdì 6 febbraio 2009

Non praevalebunt

L'altro giorno il New York Times ha riportato una notizia sconvolgente: il fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel Degollado, scomparso lo scorso anno, avrebbe avuto una relazione da cui avrebbe avuto una figlia. Fin da giovane il padre Maciel è stato molto chiacchierato; per un bel po' di tempo gli andò bene: era sempre uscito indenne dalle numerose inchieste condotte dalla Santa Sede sul suo conto. Anzi, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, specialmente in occasione del 50° anniversario di fondazione dell'istituto, aveva ricevuto una specie di apoteosi. Poi le cose cambiarono improvvisamente con l'avvento al pontificato di Benedetto XVI. Il Card. Ratzinger aveva avuto a che fare col padre Maciel come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; conosceva perciò bene la situazione, ma, a quanto pare, era stato costretto ad archiviare la pratica. Diventato Papa, però, aveva deciso di riaprire i fascicoli per arrivare, senza processo canonico, a un provvedimento di rimozione. Fino ad allora le accuse rivoltegli vertevano soprattutto su presunti abusi sessuali compiuti sui suoi seminaristi; ma la cosa era sempre rimasta poco chiara: la Congregazione, pur accettando il provvedimento pontificio, aveva sempre rigettato ogni accusa, e le denunce potevano apparire come le vendette personali di qualche ex-legionario. Circolavano anche voci di uso di sostanze stupefacenti e di irregolarità finanziarie. Sinceramente, sembrava un po' troppo per il fondatore di un benemerito istituto religioso.
Ma ora la cosa sconvolgente è che la stessa Congregazione dei Legionari di Cristo riconosce gli errori del suo fondatore. Qui trovate il link alla notizia riportata dall'agenzia ZENIT, un'agenzia di notizie promossa appunto dai Legionari di Cristo (non so se farete in tempo a leggere la notizia: ho notato che nell'edizione inviata via posta elettronica la notizia è scomparsa, rimanendo solo il titolo).
Io conosco i Legionari di Cristo da lunga pezza. Furono miei compagni di scuola all'Angelicum per la filosofia e la teologia. Pur trovando in loro qualcosa di strano (anche se la maggior parte di loro era di lingua spagnola, parlavano fra loro in italiano dandosi del "Lei"; erano gentilissimi con noi, ma non attaccavano mai discorso; rispondevano solo se interpellati; e via di seguito), devo confessare che ho sempre nutrito una certa invidia nei loro confronti: nel bel mezzo della crisi delle vocazioni, quando noi eravamo una decina di seminaristi, loro arrivavano a scuola con due pullman, uno all'Angelicum e l'altro alla Gregoriana (50+50=100!). Li incontrai di nuovo negli anni della Querce, quando mostrarono un certo interesse per la nostra scuola... Soprattutto, ho sempre ammirato la loro serietà e la loro vitalità: mi sembravano davvero una grande speranza per la Chiesa. E ora? Non so che dire. Posso solo prendere atto che la Chiesa sta attraversando un brutto momento. Essa è sotto attacco, ma non tanto sotto l'attacco di potenze umane, quanto di forze soprannaturali: "La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (Ef 6:12). L'unico conforto mi viene dalla promessa del nostro Fondatore (quello con la F maiuscola): "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16:18).