venerdì 27 febbraio 2009

Pubblica ammenda

Ancora grazie a Raffaella per aver voluto segnalare il mio post di ieri sull'intervista di Hans Küng. Dal suo blog vedo che il titolo da me usato ha scandalizzato qualche lettore. Accolgo il rilievo come una forma di correzione fraterna, e chiedo scusa. Capisco che non è molto carino far uso di certe espressioni, e capisco pure che esse potrebbero facilmente essere ritorte contro di noi. Chiedo solo che mi si conceda un'attenuante: il genere letterario. Ogni testo va letto tenendo conto del suo genere letterario. Questo è un blog, non è una rivista scientifica. Un blog con un titolo che è tutto un programma; un blog che di proposito vuole essere polemico, e nella polemica è ovvio che talvolta può scappare anche qualche espressione forte.

A questo proposito, vorrei fare una piccola riflessione. OK, il Vangelo è chiaro riguardo al massimo rispetto dovuto ai fratelli: "Chi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna" (Mt 5:22). Ma non vi sembra che nella Chiesa attuale siamo andati troppo in là nell'applicazione di questo principio? Non vi sembra che la Chiesa d'oggi abbia perso qualsiasi virilità; che essa sia diventata un po' smidollata, sempre pronta a subire qualsiasi ingiuria e incapace di reagire? È, questo, segno di mitezza evangelica ("Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anche se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra", Mt 5:39) o non piuttosto di umanissima viltà ("Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli" (Mt 10:33)? In fondo, Gesú, quando era necessario, non andava molto per il sottile: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti... guide cieche... sepolcri imbiancati" (Mt 23:13-32). Ecco, penso che dovremmo recuperare un po' di fierezza di essere cristiani e cattolici ed essere pronti a rintuzzare le provocazioni sempre piú numerose che ci vengono rivolte. Gli altri possono permettersi qualsiasi cosa contro di noi; noi invece dobbiamo pesare le parole. D'accordo, non possiamo metterci sullo stesso piano, perché cosí facendo negheremmo il Vangelo che professiamo; ma il Vangelo non ha mai prescritto la pusillanimità.